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I vitigni più diffusi in Italia

La vite è una pianta antichissima che da milioni di anni è presente nelle zone temperate del pianeta; solo da qualche migliaio di anni però si è cominciato a produrre vino. Iniziarono addirittura i sumeri, seguit da egiziani, greci ed etruschi. Il termine vitigno indica una determinata varietà di vitis vinifera, atta a produrre vino e che generalmente viene associata ad un territorio di cui è originaria o in cui è arrivata ad esprimere risultati significativi, quindi un territorio "di elezione" per il vitigno. Secondo l'origine del vitigno, viene fatta pertanto una distinzione tra "vitigni internazionali" e "vitigni autoctoni".

Per vitigni internazionali s'intendono quei vitigni, spesso di origine Francese, che si sono diffusi in tutto il mondo grazie alla loro versatilità e adattamento alle diverse condizioni ambientali.

La loro fama e notorietà deriva dal fatto che il mercato mondiale del vino è stato inizialmente impostato dai produttori Francesi, anche se la realtà attuale è ben diversa. Questi vitigni danno origine a vini che, assieme alle caratteristiche varietali che li contraddistinguono, sommano delle caratteristiche tipiche del terroir nel quale vengono allevati. A loro volta queste possono derivare da fattori climatici o di composizione del terreno, o da fattori umani come la tradizione e le usanze in termini di coltivazione o processi enologici.

Il Sauvignon, il Cabernet Franc, lo Syrah o il Merlot sono esempi di vitigni internazionali.


    I vitigni più diffusi in Italia

    Per vitigni autoctoni si intendono quelli che risultano produttivi nella loro zona di origine. In tal senso, uno Chardonnay sarebbe autoctono in Borgogna ed internazionale in Friuli o in Sudafrica. Sono autoctoni quei vitigni la cui produttività è limitata alla propria zona di origine, che può essere anche di dimensioni rilevanti (es. il Sangiovese) o molto ridotta in termini sia geografici che quantitativi (es. Pignola Valtellinese). Abbiamo poi introdotto un'ulteriore classe per i vitigni "locali", con la quale identifichiamo quei vitigni che risultano originari di una specifica area, ma che ritroviamo anche presenti in regioni limitrofe a quella di origine (ad esempio l'Aglianico è originario della Campania, ma è diffuso anche in Puglia, Molise, Basilicata e Calabria).

    Oggi l'Italia è il primo paese vitivinicolo del mondo e l'Europa detiene circa l'80% della produzione mondiale. Il Sangiovese è il vitigno più diffuso in Italia: copre oltre il 10% delle superfici vitate ad uva da vino. Il Sangiovese insieme a Catarratto Bianco siciliano, Trebbiano Toscano, Montepulciano ed il Barbera ricoprono da soli oltre il 30% delle coltivazioni.

    In totale in Italia ci sono ben 355 vitigni autoctoni che rappresentando un record unico al mondo. Sono in crescita di superficie vitata i vitigni internazionali per via della maggiore apertura verso i mercati internazionali nonostante la progressiva riscoperta delle qualità autoctone. L'annata 2013 ha visto il record della produzione di vino in Italia con 53,6 milioni di ettolitri, il 19% in più dell'anno precedente. Il top produttivo è spettato alla Puglia, che con 10,6 milioni di ettolitri (+37%) ha sorpassato il Veneto (+10% a 10 milioni tondi). In grande crescita tutte le altre grandi regioni: dall'Emilia (+22%) alla Sicilia (+29%), passando per i +16% e +13% di Abruzzo e Piemonte. In calo invece le produzioni di Friuli Venezia Giulia (-6%), Lazio (-4%) e Campania (-10%).